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Kasparhauser ISSN 2282-1031

Filosofia italiana

2021

Il linguaggio non è una tecnologia o “perché non possiamo non dirci ancora heideggeriani”. Una lettura di Documanità di Maurizio Ferraris. Seconda parte
di Guido Cavalli

Heidegger concorda con Ferraris: dietro la tecnologia non c'è la “ragione”, ma un impulso. Ma ora si tratta di domandare: la forma tecnologica del nostro incontro con la natura è l'originario dell'uomo? Inizia qui quel nulla a cui stiamo riducendo l'ente? Quando diciamo che tutto l'uomo è tecnologico e tutta la “ragione” è isteresi della materia, e crediamo in questo di aver dissolto il mito della soggettività, non abbiamo fatto di questa nullificazione la sostanza della realtà? Non scompare in questo momento la consapevolezza della natura dativa dell'uomo — non il sogno del suo emergere auto-nomo, automatico dalla tecnologia, il sogno dell'automa — ma il suo provenire dal linguaggio?



2018

Agamben/Esposito: la vita nella sua duplice forma
di Silvia Cegalin

Agamben accosta l'homo sacer alla figura del lupo mannaro e questa animalità contenuta in lui, è riconducibile alla perdita del proprio rango sociale e all'impossibilità di potersi ricostituire come soggetto politico e, ciò significa, essere obbligati a esistere solo in quanto corpi organici catturati nella loro finitezza e sottratti al loro valore pubblico.



2017

Il gesto e la politica in Giorgio Agamben. Domande su Karman
di Roberto Fai

L’idea di una potenza destituente sembra affacciarsi come un tema che, pur evocando una diretta “determinazione” politica, sembra rovesciarsi come un nel suo opposto “impolitico”, giacché nel pensiero della modernità i mutamenti politici sono stati pensati dentro l’orbita di un “potere costituente”. Tuttavia, la tesi agambeniana della potenza destituente, anche se non direttamente tematizzata in quest’ultimo saggio, vi emerge in una più puntuale, convincente declinazione.



Rocco Ronchi. Per una voce pura della filosofia
di Fabio Vergine

Nel suo Il canone minore Rocco Ronchi descrive il tentativo compiuto da quelle figure, sovente eretiche del pensiero rispetto a quello che l'autore individua come canone maggiore, che nel corso della storia della filosofia hanno pensato davvero questa immanenza dell'assoluto o, che è lo stesso, l'univocità dell'essere sul piano degli enti di natura. Ecco che nell'esigenza fondamentalmente speculativa e per ciò stesso anti-moderna della filosofia, ciò che si dà a vedere quale dato immediato dell'intuizione è una equivalenza solo apparentemente innocua, ma in realtà profondamente perturbante e traumatica: immanenza assoluta = natura.



Roberto Esposito. Teologia politica e civiltà occidentale
di Roberto Fai

Se è vero, come ha scritto, a suo tempo, Montaigne, ripreso adesso da Jean Starobinski — all'interno di un testo che riporta le conversazioni di questo grande umanista e medico svizzero con l'amico Gérard Macé —, che "la parola è per metà di colui che parla e per metà di colui che ascolta", per analogia, si potrebbe dire che anche i pensieri, le riflessioni, scritti e incisi sulla carta, per metà sono dell'autore, e per l'altra metà di chi li legge.



Giorgio Agamben e l’uso dei corpi
di Roberto Fai

Nelle pieghe della declinazione del concetto di “forma-di-vita”, inoperosità e contemplazione configurerebbero le inedite trame esistenziali del Dasein. È possibile immaginare un ordine o un nuovo criterio del politico, totalmente destituito da una potenza contemplativa?



Cacciari e il Gesù di Nietzsche
di Marco Baldino

Il cristianesimo costituisce per Nietzsche un problema non è riconducibile all’anti-cristianesimo. Le dichiarazioni di guerra nietzschiane contro il cristianesimo contenute nelle citazioni canoniche vanno intese non come reazione paganeggiante, ma come relazione e colloquio. La tesi di Nietzsche è che il cristianesimo è cosa del tutto diversa dalla figura del Cristo, anzi dalla figura di Gesù, la quale si riconnette invece all’«enigma» dell'Oltreuomo.



Roberto Esposito: le persone e le cose
di Roberto Fai

Se davvero la vita e il corpo costituiscono la posta in gioco della politica contemporanea, solo una radicale decostruzione delle categoria di 'persona' e di 'cosa' è in grado di offrire l'esempio dei processi riassumibili in quel concetto di biopolitica, che, nel suo doppio, contrastante versant, costituisce il cuore del conflitto politico del nostro tempo.



Carmelo Bene a quindici anni dalla morte
di Fabio Vergine

Si deve senz’altro aprire con una bestemmia: Carmelo Bene è una figura attuale. Attuale in quanto, come tutti quelli che hanno tracciato un solco nel tempo — quale che sia — è stato invece inattuale nell’eternità che lo ha segnato. Inattuale in un tempo che lo ha riconosciuto sia nel suo genio che nella sua oscurità, ma attualissimo in un tempo che non lo riconosce più, che a stento ne ricorda l'immagine e che disattende l'opportunità di tributargli alcunché.



Briguglia e l’animale politico. Agostino, Aristotele e altri mostri medievali
di Niccolò Bonetti

Davvero l'uomo, per la tradizione medievale, fu animale politico come afferma la nota definizione di Aristotele o piuttosto, dopo la caduta, non divenne un essere violento e antisociale, rendendo necessaria, come invece sostiene Agostino, l'esistenza di un apparato coattivo statale? È insomma più corrispondente alla realtà l'ottimismo di Aristotele o il freddo realismo di Agostino?



2016

Severino: Hegel, elenctica ed etica
di Leonardo Tonini

Per spiegare l'eterno variare delle cose che è effettivamente davanti ai nostri occhi, che è il sopraggiungere degli eterni. Severino ci dice che la totalità del cerchio attuale (del percepito) è oltrepassato dal cerchio non attuale, in uno sviluppo senza fine. E questo progresso non è, come fino ad ora è sembrato, il divenire che crea dal nulla gli enti e li spedisce nel nulla, ma è l'eterno apparire degli eterni, in un infinito oltrepassamento, che Severino chiama Gloria.



Norberto Bobbio: egualitarismo e differenzialismo
di Marco Baldino

La dottrina di Bobbio scaturisce da questo chiasmo: libertà ed eguaglianza sono complementari. Di qui l'assunto liberalsocialista ch'egli pone alla base della propria riflessione. La libertà è una nozione pre-giuridica. La giuridizione ne fa un 'diritto’. Il buon governo e la buona società nascono dalla eliminazione della libertà come proprietà originaria dell'Io, e quindi dell'Io stesso, trasformando la prima in diritto e il secondo in cittadino.



Severino. La deriva dei luoghi comuni
di Giuseppe Cerbino

Severino dice che l'Occidente è un errore necessario, che va attraversato fino in fondo cercando di intercettarne gli elementi e la natura. Non si tratta di proporre un'alternativa. L'uomo non deve avere alcun compito filosofico. L'eternità di tutti gli essenti non è una teoria filosofica, ma una verità inascoltata e il lavoro di Severino consiste nel tentare di comprendere la portata, per noi, di questo mancato ascolto.



Cacciari e il potere che frena
di Roberto Fai

Se la filosofia deve essere quell'engagement che è necessario per affrontare i nodi più oscuri e problematici del nostro vivere e della nostra epoca, mi sembra allora necessario restituirle uno spazio deputato a dialogare con l'uomo, nella carne e nel proprio tempo...





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